La Shoah

 

Il 27 Gennaio, la giornata della Memoria, coincide con l’arrivo nel gennaio del ’45 delle truppe sovietiche nel campo di Auschwitz. Si ricordano le vittime del nazismo, lo sterminio degli Ebrei (“Shoah”), le leggi razziali del 1938 e il dramma dei deportati nei lager.
L’istituzione di questa giornata è stata riparatrice della fatica del ricordo nei sopravvissuti e della sottovalutazione del fenomeno che almeno fino agli anni Sessanta ha coinvolto anche il panorama italiano.
L’internamento nel lager è stata un’esperienza estrema, una discesa negli abissi dell’umanità, inconcepibile per chi ritiene la storia un progressivo cammino di evoluzione e civiltà. Auschwitz, il più noto tra i campi di concentramento-sterminio, dimostra proprio il contrario: esiste il lato disumano del progresso che può essere utilizzato per l’umiliazione e l’annientamento dell’individuo. 
Dal mio canto, rimango ogni volta inorridita di fronte a questi racconti: mi chiedo come possa una mente umana partorire idee tanto crudeli! Talvolta mi domando anche se merito una vita così tranquilla e serena dopo che milioni di persone innocenti sono state sradicate dalle loro case e costrette a vivere in condizioni disumane, dopo che così tanti bambini sono entrati nelle camere a gas e usciti dal camino.
Per quanto riguarda ciò che è accaduto possiamo farci ben poco! L'importante però è ricordare quanto è successo affinché non accada più!
A tal proposito vorrei ricordare alcune celebri cinematografie e riportare le testimonianze di alcuni sopravvissuti.
Qui di seguito propongo una classifica mia personale sui film che ho avuto il piacere/dispiacere di guardare.

 

1) LA VITA È BELLA (ROBERTO BENIGNI-1997)
Capolavoro Italiano vincitrice di tre premi Oscar (miglior film straniero, miglior attore, miglior colonna sonora).
Non ci sono parole.
Il regista è riuscito a combinare perfettamente il drammatico e l'ironico conferendo al film un aspetto inquitante ma suggestivo.

TRAMA

Guido è un giovane ebreo che si trasferisce ad Arezzo con l'amico Ferruccio Papini. Durante il tragitto Guido incontra casualmente una giovane maestra di nome Dora, da lui soprannominata principessa. Arrivato in città, viene ospitato dallo zio Eliseo, capo cameriere di un lussuoso, dove Guido va a lavorare come cameriere. Grazie ad una serie di stratagemmi da lui inventati riesce a conquistare l'amore di Dora con cui si sposa l'anno dopo. Dal loro rapporto nasce Giosuè. Circa cinque anni dopo nonostante la guerra e l'invasione nazista dell'Italia, la famiglia è ancora felice. Guido ha aperto una libreria e Dora continua la sua attività da insegnante ma, proprio il giorno prima del compleanno di suo figlio, Guido viene richiamato dai fascisti per la schedatura sua, di suo figlio e di suo zio nel registro ebraico delle SS (che poi servirà al loro arresto). Il giorno dopo, Guido e suo figlio insieme allo zio Eliseo vengono deportati in un lager nazista, insieme ad altri concittadini ebrei. Dora, giunta a casa e trovati i segni della colluttazione, arriva in tempo alla stazione. Lì, vede un treno merci stracolmo di gente, con appresso i bagagli: uomini, donne, bambini e anziani spinti, malmenati e scherniti dai soldati delle SS, che li costringevano a salire sul treno. Dora, spaventata, decide di parlare con un tenente delle SS, che le consiglia di tornarsene a casa alla sua prima richiesta di salire sul treno volontariamente ma, insistendo, Dora riesce a convincere l'ufficiale nazista, il quale, alla fine, ferma il treno e la fa salire: incontrerà di sfuggita suo marito soltanto in un'occasione all'arrivo al campo di concentramento. All'arrivo nel campo, gli uomini e le donne vengono immediatamente separati, e lo zio Eliseo, insieme a molti altri, viene destinato immediatamente alla camera a gas, in quanto troppo anziano per lavorare. Pur di proteggere il figlio dalla terribile realtà, Guido racconta a Giosuè che stanno partecipando a un gioco a premi, in cui si dovranno affrontare numerose prove, per vincere un carro armato vero. Si spaccia anche come interprete del soldato tedesco, per "tradurre" le regole del lager al fine di proteggere il figlio. Col passare dei giorni Giosuè entra attivamente nel vivo del "gioco", tra le cui "regole" c'è quella di rimanere nascosti nella camera riservata a suo padre e ad altri prigionieri, per evitare che, una volta trovato, sia "eliminato dal gioco". Durante una selezione, Guido incontra il medico tedesco conosciuto tempo prima al Grand Hotel, che seleziona gli uomini idonei al lavoro da quelli da mandare a morte. Il medico riconosce Guido, non lo seleziona per il gas, ma gli offre di servire ai tavoli in una cena per ufficiali nazisti. Guido s'illude che il medico voglia mettere una buona parola per lui e per sua moglie, e riesce anche a far partecipare suo figlio, per sfamarlo dignitosamente, confuso tra gli altri figli di ufficiali nel tavolo a loro riservato. Grande sarà la sua delusione quando, quella stessa sera, il dottore lo chiamerà a sé soltanto per sottoporgli un cupo indovinello a cui non trovava soluzione e per il quale era disperatissimo. La stessa sera, durante il suo ritorno in baracca, Guido si perde nel lager con il figlio addormentato in braccio e giunge in prossimità di un forno crematorio. Una notte, all'improvviso, i soldati tedeschi abbandonano freneticamente il campo dopo aver fatto strage dei deportati rimasti. Guido riesce a nascondere Giosuè in una cabina dicendogli di giocare a nascondino; purtroppo, mentre è alla ricerca della moglie, mascherato da donna, viene scoperto e ucciso. Le scene finali del film mostrano come al mattino seguente il lager sia liberato. Giosuè esce dalla cabina in cui era stato tutta la notte nascosto in silenzio ed è infine salvato da un soldato americano, che lo fa salire su un carro armato. Egli allora è convinto di aver vinto il premio finale.

Il film si conclude quando Giosuè riconosce la madre che cammina nel gruppo di prigioniere liberate, si abbracciano e dicono "Abbiamo vinto!" mentre la voce narrante di un Giosuè; ormai anziano, termina dicendo: Questa è la mia storia, questo è il sacrificio che mio padre ha fatto, questo è stato il suo regalo per me.

Voto? 10 e lode!

2. VENTO DI PRIMA VERA ~ LA RAFLE -titolo originale- (Rose Bosch-2010)

Questo bellissimo film mi è stato consigliato dalla mia amica Veronica e io a mia volta vorrei consigliarlo a voi.
Lo ritengo adatto alla visione di ragazzi perché tratta di temi molto profondi senza però mostrare immagini troppo forti.

 

 

 

A Parigi, nel corso dell'estate del 1942, la Francia è sotto l'occupazione tedesca e gli ebrei sono tenuti ad indossare la stella di Davide. A Parigi, i pareri sono divisi: alcuni vogliono proteggere gli ebrei nascondendoli, mentre altri preferiscono insultarli.

Nella notte fra il 15 e il 16 luglio, il loro destino subisce un repentino cambiamento in seguito ad un accordo tra i nazisti e le autorità francesi per l'arresto e la deportazione di 15.000 ebrei con il successivo rastrellamento del Velodromo d'Inverno. Questo fenomeno chiamato dai nazisti "Vento di Primavera" da nome al film. Il quartiere della Butte Montmartre non sfugge a questa sorte: la famiglia di Joseph Weissmann, un bambino ebreo di dieci anni, e le altre famiglie ebree che vi riesiedono vengono arrestate dopo aver provato a fuggire in diversi modi.

 

A seguito di questo rastrellamento vengono portati nel Vél d'Hiv dove Joseph e Noah, il fratello minore del suo migliore amico, incontrano l'infermiera Annette Monod, che farà tutto il possibile per aiutare loro e gli altri bambini ebrei. Nel velodromo le condizioni sono precarie e malsane: non hanno acqua, sono ammassati e costretti a fare i loro bisogni dove c'è spazio. Il cibo scarso deve essere diviso in modo che ognuno di loro abbia qualcosa da mangiare. Una mattina, mentre i detenuti sono assetati, i pompieri danno loro da bere e accettano inoltre di "passare" le lettere a loro consegnate. Tutto ciò viene consentito dal colonnello che, usando la sua influenza, dimostra un comportamento generoso ed eroico.

Dopo due giorni, i prigionieri vengono portati in un campo di transito a Beaune-la-Rolande nel dipartimento della Loira. Affamati e deboli, gli ebrei affrontano la fame e la sete mentre Annette dimostra un grande coraggio poiché cerca di denunciare le condizioni degli ebrei. Pochi giorni dopo i prigionieri devono essere deportati nel campio di sterminio di Auschwitz. Non essendoci però abbastanza posti per tutti i deportati, i bambini rimangono nel campo di transito. Annette deve raddoppiare gli sforzi, nonostante la fatica, per prendersi cura di loro.

Mettendo in atto gli ultimi consigli di sua madre, Joseph ed un suo compagno si danno alla fuga grazie all'aiuto dei loro compagni. Joseph non può portare con sé il suo migliore amico perché malato di ernia. La mattina dopo arriva il treno per deportare i bambini ad Auschwitz. Vana l'ultima corsa della febbricitante Annette per fermare il convoglio, dopo che il medico che la sta curando le ha rivelato la verità su quei trasferimenti. All'infermiera rimane semplicemente un peluche appartenente a Noah.  Nel 1945, alla fine della guerra, Joseph ritrova Annette all'Hotel Lutetia, un albergo parigino dove vengono accolti i sopravvissuti dei campi di concentramento. Lì Annette incontra anche il piccolo Noah, fuggito dal treno e salvato da una coppia di anziani. Noah, Joseph e il compagno scappato con quest'ultimo sono gli unici superstiti del rastrellamento d'Inverno come si può chiaramente intuire. 

 

 

25 Novembre: giornata mondiale contro la violenza sulle donne
Cade il 25 novembre, come ogni anno, la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999, con l’obbiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica. A tal proposito è stata scelta come simbolo dell’iniziativa la data del 25 novembre per ricordare, di anno in anno, l’assassinio delle tre sorelle Mirabal, consumato nel 1960. Le tre sorelle, che furono deportate, violentate e uccise per aver tentato di sovvertire il dittatore della Repubblica Dominicana, Rafael Leonidas Trujillo, sono diventate l’emblema delle donne rivoluzionare, nonché della lotta per vincere la violenza di cui le donne sono da sempre vittime.
Nella sola penisola italiana una donna su tre, tra i 16 e i 70anni, è stata colpita nella sua vita dell'aggressività di un uomo e nel 63% dei casi alla violenza hanno assistito i figli. Le più numerose ad essere colpite sono quelle tra i 16 e i 24 anni. Sei milioni 743 mila sono le donne che hanno subito violenza fisica e sessuale. Ogni anno vengono uccise in media 100 donne. Fra gli aspetti più preoccupanti però si segnala la quasi totale assenza di denuncia: il 96% delle donne infatti non parla con nessuno delle violenze subite. I mariti e i partner sono, quasi sempre, i principali responsabili delle aggressioni e di comportamenti di stalking e mobbing; mentre tra le violenze in famiglia, i maggiori responsabili risultano gli zii.

 

Cifre che gelano il sangue e che dovrebbero aprire una riflessione profonda, soprattutto perché la prima causa di morte o invalidità permanente per le donne, in Occidente come nel resto del mondo, è la violenza subita da familiari e/o conoscenti. Violenze psicologiche, minacce, schiaffi, calci, strangolamenti, stupri, ustioni chimiche, molestie, rapporti sessuali non desiderati o umilianti lasciano segni indelebili nella mente e nell’animo delle donne.

contro ogni forma di violenza 25 novembre: contro la violenza sulle donne violenza sulle donne2 25 novembre: contro la violenza sulle donne

 
E ADESSO TOCCA A NOI !!! 
CONTRIBUIAMO NEL NOSTRO PICCOLO A QUESTA ETERNA LOTTA SENSIBILIZZANDO LE PERSONE CHE CI STANNO PIU' VICINE COME FAMILIARI, AMICI, CONOSCENTI ECC. AL PROBLEMA DELLA VIOLENZA SULLE DONNE...
NON ABBIATE PAURA DI ESSERE PRESI IN GIRO DAI VOSTRI AMICI (E QUESTO LO DICO SOPRATTUTTO AI RAGAZZI PIU' GIOVANI) PERCHE' STATE LOTTANDO PER UNO SCOPO NOBILE ED E' QUESTO CHE CONTA!